La vision e l’identità del management secondo l’approccio progettuale intrinseco al design, ispirandosi al “bello” e al “buono”, in economia rispettivamente associabili alla soddisfazione dei bisogni e all’etica dell’homo oeconomicus, per generare valore sociale e come tale sostenibile e circolare.
L’incontro, quindi, dei saperi e dei valori umani per una progettualità manageriale a servizio delle imprese, a partire dalla business idea lungo l’intero processo strategico di sviluppo e crescita per proiettarsi e dispiegarsi sui distinti processi operativi e creativi.
Giuseppe Pio Macario
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La locuzione “design thinking” nasce fondamentalmente nella cultura progettuale del “product design”, poi evolutasi orientandosi alla cultura del “design” ma soprattutto alle skills del “designer”.
Infatti, è proprio quest’ultimo profilo che ne ha segnato il passo, consolidando l’ispirazione alla progettazione, oltre che al gusto e alla bellezza del design in quanto tale.
E’ l’autore del design il vero elemento del cambiamento: il designer infatti è colui che “progetta per eccellenza” e quindi quale migliore approccio per le aziende che quotidianamente devono progettare le proprie attività in tutti i settori…? Ma torniamo al percorso evolutivo originario che investe esattamente l’ambito “produttivo”.
E quindi torniamo all’evoluzione maturata negli anni ’80-’90.
A tal riguardo, infatti, le prime e oramai più consolidate applicazioni del “design thinking” sono maturate e si sviluppano continuamente nel campo del binomio “prodotto-consumatore”: e quindi in tale solco si registra l’evoluzione verso gli studi di mercato e soprattutto dei gusti ed esigenze dei consumatori di riferimento.
Poi il passo è stato quello di constatare come tale attenzione alla produzione per le esigenze del consumatore non potesse non considerare anche il contributo che ogni “risorsa umana” fornisce durante il processo produttivo e quindi meglio sin dalla fase di progettazione interna… per giungere finalmente a constatarlo e propugnarlo per tutti i processi aziendali (di qui la connotazione di un modello di management “human-centered”).
Bene, di qui le mie riflessioni più umanistiche e nello specifico anche di ispirazione rinascimentale e filosofico-antropologica.
Tutto questo insiste infatti sul “bello e il buono” dell’animo umano e sulla progettualità insita in ogni uomo: e quindi, a maggior ragione, non solo in un designer in senso stretto, ma, per quanto premesso, non può che insistere in ogni professionista del management, sia interno che esterno alle aziende, nella complementare constatazione del significato delle correlate competenze di un manager.
In sintesi, l’algoritmo concettuale che mi ha indotto a sviluppare e ampliare il “design thinking” in “management design thinking” è esattamente questo, suffragandolo con l’evidenza dei valori naturali che l’Homo Sapiens possiede intellettivamente “dalla notte dei tempi”, così come moralmente. E su quest’ultimo profilo il richiamo ai valori etici e di responsabilità sociale aiuta le tendenze edonistiche del profilo “economico” dell’essere umano, da sempre appellato, in quest’ottica, come “homo oeconomicus”.
Ecco la sintesi del nuovo modello di management che vuole rappresentare in via complementare ed interrelata l’evoluzione, a mio avviso direi anche naturale, del “project management” e del “problem solving”.
Attività e competenze progettuali sempre più necessarie nel contesto globale dell’economia e delle singole cellule sociali che la compongono, le aziende appunto, le quali non possono più prescindere dalla view per processi e per progettualità. View riconoscibile sin dalla genesi della business idea, evolvendosi in start-up e quindi nel suo stato più ampio e cibernetico di “sistema di risorse umane, immateriali e materiali” protese al continuo perseguimento del proprio vantaggio competitivo per divenire scale-up ed infine leader del settore di riferimento.
Consentendomi di chiosare con una indispensabile skill del manager, “la trasversalità del sapere”, il “management design thinking” si eleva a miglior modello manageriale che consente, sulla linea del pensiero umano e dei suoi orizzonti (human horizons), il perseguimento degli obiettivi aziendali lungo i più vari processi e progetti di valore, in divenire circolare per conseguire quello ultimo, rappresentato dal “valore economico-sociale”.
Giuseppe Pio Macario
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